- 17 Maggio 2022
- Posted by: Emanuele Infriccioli
- Categories: Finanziamenti, Investimenti
Negli ultimi anni ci siamo abituati a vivere in un mondo in cui i prezzi sono stati abbastanza stabili e questo ha reso desueti alcuni termini come : valore reale e nominale. In assenza di inflazione, i due termini tendono a coincidere. Ora che assistiamo di nuovo ad un aumento generalizzato dei prezzi (prima evocato e ora temuto), la differenza tra i due termini diventa rilevante.
Cos’è l’inflazione
Chiariamo innanzitutto il significato di inflazione. Possiamo parlare di inflazione quando siamo di fronte ad un aumento generalizzato e prolungato dei prezzi. E’ necessario quindi che aumentino i prezzi di tutti i beni e non solo di alcuni. Ad esempio se aumentasse solo il prezzo del riso, non si parlerebbe di inflazione. Infatti il calcolo viene fatto su un “paniere” di beni e non su un bene soltanto. Il “paniere” è composto sia da beni durevoli che da beni di consumo: generi alimentari, abbigliamento, acqua elettricità e combustibili oltre ad abitazioni ed automobili. Per parlare di inflazione, è inoltre necessario anche che l’aumento si protragga per un periodo di tempo (più o meno lungo).
Valore nominale e reale della moneta
Quindi possiamo dire che l’inflazione “scombina” il valore della moneta, in che modo? Mentre il valore nominale della moneta è quello stampato sulla banconota, il valore reale è rappresentato dalla quantità di beni che posso comprare. In presenza di inflazione questa differenza diventa rilevante: ad esempio mantenendo fermo lo stipendio a 1.500 euro/mese (valore nominale), la quantità di beni che posso comprare (valore reale) si riduce, dato che i prezzi aumentano in maniera generalizzata.
Interessi reali e interessi nominali
La differenza tra i termini reale e nominale, può essere applicata anche agli interessi (pagati o riscossi) sui finanziamenti. Il tasso di interesse nominale sarà quello stabilito da contratto(es. 4%), mentre l’interesse reale sarà dato dal tasso nominale detratta l’inflazione. La differenza non è di poco conto: il creditore incasserà degli interessi nominali il cui valore reale si riduce nel tempo in quanto dobbiamo detrarre l’effetto inflattivo, subendo quindi un “danno”; viceversa il debitore pagherà un importo nominale il cui valore reale scenderà nel tempo traendone un vantaggio.
Rendimenti reali per i risparmiatori
Per i risparmiatori, allo stesso modo, il rendimento reale di un investimento, è il rendimento al netto dell’inflazione. Se per esempio il B.O.T. rendesse il 10% ma con una inflazione all’11%, il rendimento reale sarebbe addirittura negativo. Paradossalmente sarebbe più appetibile un B.O.T. con rendimento al 2% a fronte di una inflazione allo 0,5%. Quindi quando si parla di investimenti, bisogna dare un occhio anche al rendimento reale.
Conclusioni
Abbiamo visto che in presenza di inflazione, molte certezze sono destinate a crollare. Il rendimento nominale degli investimenti e il valore reale della moneta, sono destinati a fare i conti con l’aumento generalizzato dei prezzi. Come comportarsi in una simile situazione? Il consiglio è sempre lo stesso: pianificare sia le spese che i risparmi anche con l’aiuto di un consulente esperto.