SILICON VALLEY BANK E CREDIT SUISSE, due crisi bancarie diverse tra loro

In questi giorni, i mercati sono nuovamente scossi per i problemi legati a  due importanti banche: la Silicon Valley Bank e il Credit Suisse. La prima Americana e la seconda Svizzera. Ma cosa è successo, ma soprattutto c’è un nesso tra le due crisi?

Che banca era la Silicon Valley Bank

La Silicon Valley Bank, è (o per meglio dire era) la sedicesima banca degli Usa per dimensioni. Era una banca presente appunto nella Silicon Valley e attiva nel finanziare le start up e le piccole aziende del settore tecnologico presenti in quella zona degli Usa. La Silicon Valley è infatti famosa per aver dato i natali alle principali società tecnologiche mondiali. Nel 2021 la banca gestiva circa la metà di tutti i fondi utilizzati per finanziare le start up. Gli affari sono andati bene per lungo tempo e il denaro depositato dai clienti veniva utilizzato per acquistare soprattutto titoli di Stato USA.

Quali sono state le cause della crisi della SVB

Il fatto di aver concentrato l’attività in un unico settore (start up nel settore tecnologico), entrato in crisi nel corso del 2022 contemporaneamente al rialzo dei tassi di interesse per far fronte all’inflazione, è stato alla base della crisi. Il rialzo dei tassi ha infatti reso più oneroso il costo del debito di queste aziende tradizionalmente molto indebitate. Il rialzo dei tassi ha anche avuto come conseguenza il calo dei prezzi dei titoli in portafoglio (vedi articolo del…). Quando le aziende indebitate hanno chiesto indietro i propri depositi per far fronte all’accresciuto costo del debito, la banca si è trovata costretta a vendere le obbligazioni il cui valore nel frattempo era sceso notevolmente, andando in crisi di liquidità.

Che nesso c’è con la crisi del Credit Suisse?

Il Credit Suisse è invece una banca in difficoltà già da tempo a causa di errori di gestione e scandali, con continui cambi di management che hanno aggravato le difficoltà dell’azienda . La decisione della Saudi National Bank (azionista del Credit Suisse con il 10% del capitale) di non aderire all’aumento di capitale necessario per ricapitalizzare la banca elvetica, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, proprio in un momento delicato per il settore bancario mondiale messo alle corde dal fallimento della SVB. Cosi la notizia della mancata partecipazione all’aumento di capitale ha fatto precipitare le azioni in calo già da diverso tempo.

Le soluzioni messe in campo dai regolatori

Per il Credit Suisse, la Banca Nazionale Svizzera ha messo subito a disposizione una linea di credito fino a 50 miliardi di Franchi svizzeri. Linea di credito che non è stata ancora utilizzata in quanto c’è stata l’acquisizione da parte di UBS, caldeggiata proprio dalla BNS, che ha evitato che la situazione potesse precipitare. La Federal Reserve Americana, invece, in seguito al fallimento della SVB, garantirà i depositi nella loro interezza, quindi anche sopra la soglia di garanzia. Nel frattempo le principali banche centrali mondiali hanno concordato azioni per garantire la liquidità del sistema bancario mondiale. Sembra quindi scongiurato un effetto contagio come quello del 2008 quando falli la Lehman Brothers.

Conclusioni

A differenza di quanto accadde nel 2008 con la crisi Lehman, quando fu fatta fallire senza colpo ferire, questa volta l’intervento della Federal Reserve è stato tempestivo. Inoltre l’intervento coordinato di tutte le principali banche Centrali Mondiali, è un segnale importante di attenzione al problema. Queste azioni ci fanno ben sperare per evitare un contagio, come invece accaduto nel 2008.



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